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VIVO_1-2013

VIVO Coralli 17 Q uando alcuni anni fa mi sono immerso nel Mare Arabico al largo della costa dell’Oman per fare snorkeling, sono rimasto colpito dalla temperatura dell’acqua eccezionalmente alta per il tardo autunno. In novembre era ancora di ca. 32 °C. Tali „temperature da vasca da bagno“ sono in realtà mortali per i coralli duri, ma in con- traddizione a tutte le regole, i coralli duri intorno a me scoppiavano di salute. La corrente marina era molto debole e la temperatura era uni- formemente alta fino a circa 10 m di profondità. Secondo quanto mi è stato riferito sul posto, in piena estate la temperatura dell’acqua era ancora più alta e per settimane aveva raggiunto anche più di 35 °C. Lì, inoltre, per via della temperatura, vivono regolarmente incredibili quan- tità di alghe verdi unicellulari che si concentrano direttamente sotto la superficie dell’acqua costiera in modo tale che, facendo snorkeling, non si riesce a vedere la propria mano davanti alla maschera. In altre sta- gioni, oltre a questa “marea verde”, ci può essere anche una “marea rossa”, e poi una tale bassa marea da esporre i coralli vicini alla costa direttamente al sole del deserto. In questa regione del Mare Arabico probabilmente i coralli duri vivono con la più alta tolleranza allo stress in tutto il mondo. Purtroppo la maggior parte dei coralli dei nostri ac- quari non dispone di tali capacità e per questo dobbiamo mantenere la temperatura entro limiti ristretti. Anche se si tratta spesso delle stesse specie di coralli che si trovano in Asia o nel Mare Arabico, le loro zoo­ xantelle però appartengono probabilmente a specie diverse. Il trucco della simbiosi è: il partner animale rifor- nisce il partner vegetale, nel suo tessuto, di sostanze nutritive e composti che derivano dal suo metabolismo eterotrofo (ammonio, CO2 ). In cambio le zooxantelle nel tessuto animale riforniscono l’ospite di ossigeno e carboidrati. La funzione delle zooxantelle non è però limitata solo a questo: esse influenzano l’equilibrio cal- careo con il loro consumo di CO2 (dovuto all’attività fotosintetica) in un modo tale che l’idrogenocarbonato di calcio facilmente solubile nell’acqua viene fatto pre- cipitare come carbonato di calcio difficilmente solubile. Questo nella simbiosi viene regolato dalla parte ani- male, e le precipitazioni dell’elemento carbonato di calcio avvengono solo dove l’animale ne ha bisogno per la costruzione dello scheletro. Perciò è necessario un costante spostamento delle zooxantelle. Il perfetto funzionamento di questo fenomeno lo si vede dalla for- mazione uniforme dello scheletro. Per ogni processo fisiologico esiste una tempe- ratura ideale. Secondo la specie dei coralli e il loro am- biente, questo valore ideale è tra 24 e 28 °C. Quando le temperature superano circa 28 °C la simbiosi diventa problematica. In condizioni sfavorevoli le zooxantelle, fisiologicamente efficienti, non producono più ossi- geno (questo lo fanno anche altre piante bloccando la fotosintesi), e respirano solo le loro riserve di carboi- drati trasformandole in CO2 (fase di respirazione lu- ce-indipendente). Questa CO2 si unisce alla CO2 della parte animale della simbiosi e causa probabilmente un’acidosi nel tessuto animale. A questo punto l’ani- male tira il freno di emergenza ed espelle la maggior parte del suo partner che ora genera solo CO2 e con- suma ossigeno. Il risultato è lo sbiancamento dei co- ralli: i polipi appaiono sbiaditi, trasparenti e senza co- lore. Adesso manca la maggior parte del partner vegetale. Con un miglioramento delle condizioni si può comunque formare una nuova colonia dalle zooxan- telle rimanenti presenti nel tessuto del polipo. Se però la fase di alta temperatura dura troppo a lungo, il co- rallo non riesce più a ristabilirsi e muore. Alcuni coralli espellono le loro zooxantelle già con una temperatura dell’acqua di 29 °C, altri solo a temperature più alte o semplicemente con un’esposi- zione più lunga. Temperature così alte in mari corallini sono diventate note come conseguenze di El Niño. Queste hanno ripetutamente causato negli ultimi 10 anni danni enormi e mortalità in grandi aree delle barriere coralline nell’Oceano Indiano. Tuttavia non muoiono quasi mai tutti gli esemplari di una specie in una regione, e così i sopravvissuti si possono moltipli- care per mezzo della riproduzione sessuata ed ases- suata. I sopravvissuti sembrano avere particolari capa- cità o tolleranze più ampie. Marea verde Isole Daymaniat, Oman sera marin COMPONENT 1 e 2 sono facili da utilizzare. Se utilizzati insieme, mettono a disposizione dei coralli duri nell’acquario idrogenocarbonato di calcio

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